Centro di spiritualità domestica Santuario di S. Antonio Lunedì 10 Febbraio 2025 Percorso continuativo di riflessioni meditate (II) A che punto siamo? … ci chiedevamo la volta scorsa… La nostra ricerca spirituale in cosa si sostanzia? Dove trova ragione, soprattutto dove diventa FORZA TRASFORMATIVA? La vita spirituale non può non alimentarsi di questo processo dinamico e di crescita. Una dinamica dove sia possibile riconoscerci nella parte più vera ed autentica di noi. Qual è la forza trasformatrice che esercita su di noi in questo tempo la nostra vita spirituale? Stiamo dentro questo interrogativo. La nostra vita spirituale non è lontana da questa domanda, anzi è questa domanda. Quando ogni problema, anche il più banale, diventa motivo di preoccupazione serve tornare a gustare la voce dello Spirito, perché il problema non è di come possiamo risolverle le nostre preoccupazioni ma piuttosto di come possiamo dissolverle per azione dello Spirito che ci abita. Sono qui ed è dove sono che ne determina (forse) il senso Sentire e Gustare. Un sapere che non è accumulare parole, insegnamenti e forse neanche esperienze. Un sapere che ogni giorno pur non ricominciando ogni volta dagli inizi ci riporta a ciò che ci dà la misura delle cose preziose, sentendole e gustandole. Non conosco un’altra via che ci permetta di sperimentare la Presenza trasformativa dello Spirito se non quella di sentire e gustare il fraterno e costante movimento del nostro Respiro. Il respiro Presente è misura della Presenza dello Spirito. Forse solo così riusciamo ad abitare il futuro che ci è dato. Forse è l’unico modo vero di stare nel futuro che ci è dato. Cosa comprendo di ciò che mi è dato e poi dove ha inizio il docile sapere degli inizi? Forse non ci serve altro per far crescere in noi la capacità di sentire e gustare il nostro respiro vitale, gesto spontaneo della Presenza che gentilmente ci trascende. Possiamo fermarci su questo. La nostra attenzione al respiro, la misura che il respiro ci dà della Presenza è AZIONE TRASFORMATRICE perché è una Presenza che nel momento in cui raccogliamo nello stesso medesimo tempo restituiamo. Un’azione trasformatrice perché non induce a trattenere, a stringere a sé, ma a lasciare andare, non trattenere ma staccarci. Tutto si gioca sull’intima disponibilità, sulla liberante benevolenza del distacco. Come l’amore, come l’essere padri e madri, come ogni cosa che ha un valore profondo in questa nostra vita. L’indifferenza che ci ricorda Ignazio (EESS 23 … per questa ragione è necessario renderci indifferenti verso tutte le cose) non è altro che questo esercitarsi, nella perseveranza, a questa apertura del cuore che diventa azione che può cambiare la nostra vita Pratica meditativa Allora disponiamoci ad ascoltare il nostro respiro Allontaniamo le nostre resistenze (perché molte sono le resistenze se ci poniamo semplicemente in ascoltare del movimento essenziale del nostro respiro) Ascoltiamo il movimento Disponendo noi stessi ad una postura che faciliti l’ascolto Schiena eretta, piedi allineati che assumono la percezione del loro appoggio Le spalle rilassate ma non abbandonate I muscoli facciali rilasciati come se abbozzassimo un sottile sorriso E’ una postura che dice presenza, attenzione, vigilanza Sono qui ed è dove sono che ne determina il senso Portiamo l’attenzione al nostro respiro così come si presenta senza alcuna alterazione o forzatura il movimento del respiro è giusto così com’è in un altro momento proveremo a modificarne i tempi per il momento ci basta vigilare ed osservare Portiamo la mente sul movimento del respiro e se ci sopraggiungono pensieri di altro tipo bene così…la mente fa il suo lavoro noi riportiamo ogni volta benevolmente la nostra attenzione sul respiro Da questa semplice quanto complessa consapevolezza allora è possibile un’azione trasformatrice, perché cambiare è possibile, è sempre possibile. Siamo chiamati a credere in questo. La possibilità di voltare pagina e lasciare alle spalle le nostre rabbie, le nostre insoddisfazioni è possibile, ma serve volerlo. Serve sviluppare un positivo distacco dalle cose che non vuol dire indifferenza verso gli accadimenti, vuol dire assumere matura consapevolezza che il male è parte del mondo e che noi dobbiamo in primo luogo non permettere che intacchi il nostro io più autentico e profondo. Separarci, distaccarci dal male, lasciarlo andare è un atto, un gesto di grande valore spirituale. Se noi il male lo tratteniamo e lasciamo che diventi voce delle nostre rabbie allora ci troviamo a respirare di lui, ci troviamo a vivere di lui. Se noi lasciamo scorrere via il male il male si allontanerà da noi e dobbiamo credere che si allontanerà anche dal mondo intorno a noi. Per fare tutto questo però serve Praticare Lo Spirito, serve certo la riflessione ma ancor più serve la preghiera profonda la meditazione perché sradica parte delle nostre ferite e richiede una vera e propria arte contemplativa. Una pratica che tutti possiamo sperimentare attraverso il silenzio attraverso la consapevolezza del qui ed ora attraverso la ponderata interiorizzazione della Parola